IL MODELLO FORMATIVO DELL’AUTONOMIA DIDATTICA

di

Luigi Berlinguer, Arturo Marcello Allega, Filomena Rocca

Volume I – Il Modello formativo Volume II – I Percorsi formativi 
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  Volume III – Il Modello formativo dell’integrazione disciplinare
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Il Piano dell’Opera

       Il Modello formativo dell’autonomia didattica nasce da una collaborazione del Comitato nazionale per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica e il Dipartimento del Personale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. La storia recente del Comitato ha visto impegnati i suoi esperti e le scuole di diverse reti nazionali nella sperimentazione di alcuni aspetti di questo modello nei convegni di Experimenta, nel progetto Myxbook e nel progetto il Cannocchiale di Galileo (quest’ultimo con la guida di INDIRE).

      Lo spirito del Modello che qui proponiamo e della sperimentazione che ne è conseguita è mostrare che un modello per l’autonomia didattica è possibile e realizzabile con opportuni strumenti sia teorici sia pratici. Il focus del Modello è l’apprendimento con particolare attenzione ai nativi digitali e ad un nuovo impianto culturale per la formazione dei docenti.
      Il Modello fornisce, per la prima volta, strumenti operativi utili alla costruzione di curricoli didattici (quindi, nuovi contenuti e nuove metodologie di lavoro) in un ambiente leggero e divertente finalizzato all’apprendimento dei contenuti necessari e sufficienti alla acquisizione dei “livelli essenziali delle prestazioni”. Il Modello genera un corpo di contenuti che struttura in modo pratico e operativo le Indicazioni nazionali.

      Il Modello considera elemento essenziale dei percorsi formativi la motivazione attraverso la componente emozionale, sviluppando tecniche di lavoro per la presenza costante e continua della curiosità e del piacere sia degli studenti, sia dei docenti, al fine di introdurre il rigore delle discipline attraverso un quadro unificato di organizzatori concettuali e cognitivi per l’apprendimento e un sistema di raccordo delle metodologie storicamente avviate nel contesto frammentato della didattica attuale.

      La prima fase del lavoro è stata realizzata con il Piano nazionale di ricerca e formazione sulle STEM per la scuola secondaria di primo grado. Questa prima fase è descritta e documentata nei primi due volumi, il primo per il Modello teorico ed il secondo per la ricerca-azione svolta sul territorio nazionale.
      La seconda fase del lavoro è rivolta alla scuola secondaria di secondo grado. Il Modello teorico di questa fase è presentato nel terzo volume, insieme alla documentazione della sperimentazione svolta nel biennio 2013-15 con il progetto Myxbook. La sperimentazione coinvolse un piccolo campione di scuole pilota e si concentrò su una sola parte del Modello teorico (quella degli organizzatori concettuali), per questo motivo, sarebbe opportuna una sperimentazione a più largo spettro con le scuole superiori.
Una interessante integrazione dell’intero lavoro si avrà con i curricoli digitali del PNSD (Piano Nazionale Scuole Digitali), per i quali sono in corso attività recentemente pianificate.

Volume I – Il Modello formativo.

Il primo volume introduce l’epistemologia di base dell’azione didattica e del processo cognitivo. Il focus è l’apprendimento pratico. Il lavoro nasce dalla scuola vissuta dalla maggioranza della popolazione, sia studenti, sia famiglie, sia docenti, sia scuole spesso locate in aree periferiche delle città metropolitane e delle città normo-dimensionate, con l’attenzione ai complessi problemi generati dal contesto sull’apprendimento. Le scuole vivono un grande disagio contenutistico e metodologico. Il disagio contenutistico è legato alla complessa dinamica generata dal bisogno di un programma definito rispetto alla genericità delle Indicazioni nazionali. Il disagio metodologico è dovuto al fatto che ogni metodologia di lavoro (laboratoriale, cooperative learning, IBSE, PBL, peer to peer, flipped classroom, didattica per competenze, didattica digitale, …) è spesso scorrelata dalle altre metodologie (e soprattutto dalla onnipresente lezione frontale), rappresentando un complesso caotico di comportamenti e di azioni didattiche. In questo volume introduciamo il Modello a Shell per la parte contenutistica e la Tavola sinottica degli apprendimenti per la parte metodologia. La costruzione di un quadro unitario consente di introdurre i “connectors”, o “connettori”, nella progressiva elaborazione dei percorsi. Gli snodi essenziali di questo quadro unificato sono rappresentati dalla chiara individuazione delle aree di lavoro dell’apprendimento informale e dell’apprendimento formale. L’attivazione delle intelligenze specifiche gioca una funzione importante nell’azione didattica che incontra, nello sviluppo dei percorsi, le difficoltà manifeste nella pratica dell’apprendimento, dovute alle barriere generate dalla dinamica fondamentale dei processi di astrazione e immaginazione (connettere, astrarre, capire).
Il Modello formativo è pensato per organizzare il lavoro, classificare i risultati e strutturare la valutazione continua e pratica dell’apprendimento con una particolare sensibilità alla misura dello stretto legame tra risultati dell’apprendimento e le abilità cognitive ad essi correlate.

Volume II – I Percorsi formativi.

Modello di ricerca definisce l’epistemologia della costruzione dei contenuti della formazione (come si scoprono e si selezionano) o l’epistemologia della ricerca. La ricerca svolta dai docenti nella elaborazione dei percorsi didattici è stata articolata in cicli di scoperta (regionali) degli elementi costituenti del Modello a Shell e della Tavola sinottica degli apprendimenti; la costruzione dei contenuti, come si organizzano sul campo, come crescono e come si “legano”. In questo volume vediamo questi strumenti al lavoro e come le ragioni teoriche (del primo volume) si concretizzano nelle ragioni pratiche dell’apprendimento.
Elementi essenziali di questo processo sono:
• La virtù della ricerca (e la scoperta del docente nel suo coinvolgimento emozionale e professionale, valorizzando la storia complessa delle sue competenze e di come farne un uso diverso rispetto alla didattica ordinaria e frontale);
• La flessibilità dei percorsi, fondamentalmente legata allo snodo essenziale del “fattore casuale” dell’azione studentesca (descritta nel primo volume) che contribuisce in modo insostituibile alla costruzione dei contenuti nell’interazione docente-studente;
• La coerenza, consistenza e completezza dei contenuti raccolti con la mappatura sulle Indicazioni nazionali, che mostra la “bontà” dei percorsi di apprendimento ma anche, e soprattutto, la natura cruciale dell’avvio di ogni forma di processo di miglioramento continuo.

Una attenzione speciale è dedicata (anche se in modo sintetico) al ruolo che questi strumenti svolgono nel lavoro degli organi collegiali della scuola ai quali è assegnata la responsabilità degli obiettivi generali rispetto ai quali ogni docente formula e sviluppa i propri percorsi.

Volume III – Il Modello formativo dell’integrazione disciplinare.

Il terzo volume introduce i fondamenti dell’epistemologia degli apprendimenti (o più in generale dell’apprendimento). L’epistemologia degli apprendimenti è strettamente correlata all’epistemologia dell’integrazione disciplinare. L’epistemologia dell’integrazione disciplinare è inscindibile dall’epistemologia della spiegazione. Le tre forme di epistemologia sono concatenate tra di loro. L’una non può procedere senza l’altra.
Al fine di comprendere la difficile complessità di questa epistemologia è necessario costruire un sistema di interpretazione della realtà (un’ermeneutica) che si manifesta in una duplice veste. La veste del docente con il suo abito mentale e la veste dello studente con una struttura degli apprendimenti indissolubilmente legata al contesto nel quale è cresciuto e che oggi lo qualifica nativo digitale. Nativo proprio in quanto il suo sistema di apprendimento è connaturato agli ambienti digitali la cui natura di fondo è determinata dagli elementi costitutivi della società “liquida”. Per queste ragioni abbiamo introdotto gli organizzatori concettuali per il docente e gli organizzatori cognitivi per lo studente (di qualunque età). Il sistema di comunicazione tra organizzatori concettuali e organizzatori cognitivi è determinato dai “commutatori epistemologici”, questi ultimi consentono (nel linguaggio e nell’applicazione concreta della costruzione dei percorsi) la traduzione della rappresentazione ottenuta con gli organizzatori concettuali nella rappresentazione ottenuta con gli organizzatori cognitivi.
Questo impianto epistemologico “funziona”, in modo aperto e flessibile, con l’aiuto del meccanismo di spiegazione, la cui essenza è definita dal concetto di “rottura dell’organizzatore concettuale” e successiva ricostruzione (quando possibile). Il meccanismo di spiegazione è un criterio di realtà che consente una “rappresentazione ottimale” della realtà con la quale ottenere una larga condivisione e, quindi, la possibilità di una “etica della didattica e dell’istruzione” (nella cittadinanza scientifica, globale e per una scelta consapevole).
La sperimentazione del progetto Myxbook, svolta su un campione nazionale di scuole e raccolta nel terzo volume, consente di avere contezza della pregevole efficacia del modello epistemologico nella sua versione iniziale, dove abbiamo messo a verifica il funzionamento dei soli organizzatori concettuali. L’intenzione è quella di sperimentare l’interezza del modello su un più largo campione di scuole, coinvolgendo prioritariamente le scuole superiori, per il ruolo essenziale e centrale che in esse svolgono le discipline e la loro “integrazione”.